La cosa che non mi è mai andata giù del carnevale è il freddo. Ricordo piazza Duomo con i coriandoli, il vestito rosa da damina e un terribile passamontagna di lana bianca. “E’ la parrucca di capelli bianchi” mi dicevano. Io non volevo, ma l’unica soluzione era mettere la corona di cartone con un elastico strettissimo sopra il testone ricoperto di lana o non si usciva di casa. Sotto la gonna non indossavo certo una calzamaglia, ma pantaloni degni di una giornata sulla neve. Diverso era per le feste all’interno, lì potevo sfoggiare in tutta leggerezza il mio costume da zingara prima e da fatina poi. Quest’ultimo senza mai essere ritoccato è passato dall’arrivarmi sotto i piedi alle ginocchia, perdendo di anno in anno tutte le stelline decorative. Anche la bacchetta portava i segni del tempo e ricordo che l’ultima versione aveva molti punti di pinzatrice per tenere insieme le due estremità a forma di stella e tantissimo scotch per le frangette di carta dorata. Visto che le fate sono bionde non ricordo di aver mai ceduto a nessun passamontagna. Forse ricordo male.
Ho letto questo articolo molto interessante di Francesca Santarelli e mi è piaciuta questa frase: il travestimento è un gioco simbolico con cui il bambino afferma parti di sé e il proprio stesso e sano narcisismo. E sono proprio queste le occasioni in cui consentire l’espressione libera di un “sé grandioso”! per vedersi forti come Batman, belle come le fatine del bosco o come una regina!
Ai bambini non piacciono vestiti elaborati, a loro basta essere chi vedono come eroe. Sotto i tre anni però i bambini non vedono il travestimento come un gioco e come un divertimento. Ho provato a fare qualche foto in posa a bambini piccoli travestiti, ma il risultato è stato di poco successo. Carnevale sono colori, coriandoli, stelle filanti, salti e sorrisi quindi non chiedere ai bambini di guardare in macchina, ma mettiti vicino a loro scatta. Foto mosse e pose insolite rendono il reportage di questo carnevale pieno di brio e allegria.
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